martedì 31 agosto 2010

Oh bedda Meya!

Il Vallone dell'Arma, fra le vallate cuneesi, non è certo la più frequentata dai climber, anche perché di sassi buoni per metterci le mani sopra qui non ce ne sono poi molti.

Rocca la Meya è ficcata proprio in fondo al Vallone e compare all'ultimo istante, quando ormai sei quasi certo di aver cannato strada un'altra volta. All'ennesima curva del maledetto sterrato vedi spuntare 'sta specie di millesfoglie piantata in perpendicolo in mezzo ai prati, evidente risultato di un qualche ribaltamento geologico la cui linea serpeggia per chilometri attorno. Una spina dorsale che affiora sulla pelle verde dei pascoli d'alta quota (siamo abbondantemente sopra i 2000) e qui, per chissà qual motivo, non si è lasciata sfarinare dal tempo, ma è diventata pinna megalitica di solida roccia (più o meno).

Non so come al Giova e a me sia venuto in mente di venirci a scalare, certo è che la visita è valsa l'alzataccia mattutina, più per la particolarità dell'ambiente e la bella giornata che per l'arrampicata in se, e l'occasione è stata buona per venire finalmente a scoprire le montagne del cuneese, dove fino allo scorso weekend non avevo mai bazzicato.

Bella anche la falesia dei Folchi, sopra Vernante, dove siamo stati domenica, con un ritrovo, più o meno programmato di cimber lecchesi, savonesi e genovesi. Il tutto naturalmente è finito a boccali di birra (artigianale e anch'essa decisamente da inserire nella lista delle ragioni per cui venire a scalare nel cuneese).

Vabbè, l'ora tarda ha prosciugato la vena artistica e non mi resta che buttare on line un paio di foto della trasfertina (che, per la cronaca, è valsa anche da primo test serio, e positivamente superato, dopo lo stop plurimensile causa ernietta fetente).