lunedì 29 ottobre 2018

Il testo della conduzione della serata "Lecco Verticale - Le rocce sui tetti" - 21 giugno 2018




Ecco il testo che ho preparato per la conduzione della serata del 21 giugno 2018 in Piazza Garibaldi a Lecco, dedicata alla presentazione del film "Lecco Verticale - Le rocce sui tetti".
Penso possa essere una traccia utile per chi viene a scalare fra le falesie lecchesi e volesse saperne un po' di più sulle origini e la storia di questo "giardino di roccia".

CAPITOLO DI UNA STORIA SPECIALE
Quella che vi racconteremo questa sera è una storia molto speciale. Anzi è un capitolo, uno dei più recenti e affascinanti di una storia speciale, forse unica in Italia se non addirittura in Europa.
È la storia di una città divenuta una capitale dell’alpinismo, pur non essendo una città di montagna.
Lecco non è Cortina d’Ampezzo, non è Courmayeur.
MANCHESTER D’ITALIA
Se proprio la si dovesse paragonare a un altra città la si potrebbe accostare a Manchester.
Per gran pare del 900 l’hanno chiamata proprio così: la Manchester d’Italia, perché economia era legata alle fabbriche e alla lavorazione del ferro.
Eppure montagne non sono lontane da questa città.
NATO IN SALITA E ROCCE SUI TETTI
Chi nasce qui, come scriveva Carlo Mauri, uno dei rappresentanti più illustri della tradizione alpinistica lecchese, chi nasce qui, nasce in salita.
Le rocce sui tetti”, il titolo del film che stiamo per vedere, dice già tutto.
Lo sappiamo bene: allontanandosi dal lago il terreno diventa sempre più ripido e, appena finisce la città, cominciano le pareti di roccia.
CONFIDENZA CON LE ROCCE
I lecchesi con queste pareti hanno sempre avuto una confidenza speciale, insolita per dei cittadini. Per diverse generazioni queste rocce sono state una risorsa che consentiva di integrare il salario della fabbrica. Ci si andava fin da piccoli per sfalciare il fieno magro o per cercare i nidi del passero solitario, un uccellino un tempo molto ricercato per le sue qualità canore, e ben pagato, facendo così l’abitudine all’altezza e imparando a muoversi in equilibrio precario.
SULLE ORCCE COME OPERAI
Quando poi le rocce hanno cominciato ad affrontarle come alpinisti, i Lecchesi ci sono andati con il fisico forgiato dal duro lavoro della fabbrica, con la competenza di chi sa costruire gli strumenti di cui ha bisogno lavorando il ferro per forgiare attrezzi e chiodi adatti alle più diverse situazioni, e con l’intelligenza pragmatica di chi, anche quando si dedica alle proprie passioni e ai propri sogni, è abituato a ragionare in termini di problemi da risolvere e di soluzioni pratiche per venirne a capo nel modo migliore possibile.
DA QUI ALLE GRANDI MONTAGNE
Ecco, tutto è cominciato da qui da questo contesto sociale ed economico, da queste rocce sopra i tetti e poi è proseguito sulle montagne più belle e più difficili di tutto il mondo.
ALTRA FACCIA: MONTAGNE E VICINANZA ALLE CITTA’
Però la storia raccontata così non è tutta la storia. La storia dell’alpinismo lecchese non appartiene solo ai lecchesi, perché essa è anche storia dell’alpinismo sulle montagne lecchesi.
Queste montagne, questi paracarri di roccia, come a volte vengono scherzosamente chiamati, non hanno la grandiosità del Monte Bianco o l’immensità delle pareti dolomitiche, ma hanno la vicinanza, la vicinanza non solo a Lecco, ma anche agli altri grandi centri urbani della pianura.
IL TURISMO POPOLARE
Cosa che ne ha fatto, fin dalla fine dell’800, una meta turistica straordinariamente frequentata.
Il turismo montano, il turismo outdoor, in senso moderno e popolare, probabilmente è nato proprio qui. Con l’avvento della civiltà industriale le classi popolari, che affrontavano le condizioni di vita durissime della fabbrica, ma che, forse per la prima volta nella storia, avevano a disposizione del tempo libero, trovavano fra queste montagne un luogo di svago e ricreazione a portata di mano e di portafogli.
Insomma che la classe operaia potesse andare in paradiso era un’ipotesi, ma che andasse in Grigna era ed è una certezza.
LUOGO DI INCONTRO E CONFRONTO DEGLI ALPINISTI
Ovviamente quello che valeva per gli escursionisti in generale, valeva anche per gli scalatori: se si guarda alla storia alpinistica delle montagne lecchesi ci si accorge che qui si sono sempre incontrati e confrontati gruppi e personaggi provenienti dai luoghi più diversi della Lombardia e oltre, molti dei quali hanno fatto la storia dell’alpinismo italiano e internazionale.
LA CULTURA DELL’ALPINISMO LECCHESE E’ FATTA DI TUTTO CIO’
Ecco, la tradizione, anzi la cultura dell’alpinismo che appartiene all’identità lecchese è fatta di tutte queste cose.

Presentazione Osservatorio, ModiSCA e Villa Gerosa
LUOGHI PER CONSERVARE E PROMUOVERE L’ALPINISMO
E’ importante dire che in questi ultimi anni, proprio grazie all’impegno degli enti locali come il Comune di Lecco e la Comunità Montana Lario Orientale Valle San Martino e Regione Lombardia sono stati creati luoghi dedicati alla conservazione e alla promozione di questa cultura.
OSSERVATORIO
Uno di questi si trova proprio a poca distanza da noi, nel Palazzo delle Paure, ed è Osservatorio Alpinistico Lecchese, un percorso di visita che, attraverso diversi strumenti e postazioni multimediali, introduce alla storia e alla tradizione dell’alpinismo lecchese e ne mette in evidenza proprio lo stretto rapporto con il contesto economico, culturale e paesaggistico del territorio.
VILLA GEROSA
L’altro è la Casa Museo di Villa Gerosa, nel Parco del Valentino ai Piani dei Resinelli, ai piedi della Grignetta, uno dei luoghi più simbolici di questa storia. Il percorso di visita di Villa Gerosa in qualche modo si interfaccia e integra i contenuti dell’Osservatorio, perché accanto alla sala dedicata all’alpinismo si sofferma sugli aspetti dell’ambiente, della storia umana, della fauna e della flora, offrendo ai turisti delle nostre montagne stimoli e strumenti per comprendere e apprezzare ancor di più i lughi che stanno visitando.
MODISCA
Strumento indispensabile per la realizzazione di queste due strutture è stato il progetto ModiSCA, ideato da Daniele Chiappa, uno degli esponenti di spicco dell’alpinismo lecchese, e portato avanti dalla Comunità Montagna Lario Orientale e Valle San Martino.
Si tratta di una straordinaria raccolta di fotografici e filmati, messi a disposizione dagli stessi alpinisti e dalle associazioni di montagna del territorio, per essere catalogati e digitalizzati.
Sono circa 5000 immagini fotografiche, 30 filmati storici e migliaia di scansioni da libri e riviste.
MODISCA SU SITO OSSERVATORIO
Un patrimonio immenso che, grazie alla sinergia fra Comune di Lecco e Comunità Montana, verrà progressivamente caricato sul sito dell’Osservatorio Alpinistico Lecchese per essere facilmente consultabile da ricercatori e appassionati.

Presentazione progetto falesie
Tornando a questo punto alla nostra storia facciamo un po’ un balzo in avanti nel tempo per arrivare finalmente al capitolo cui è dedicato il film che stiamo per vedere.
CAMBIAMENTI SOCIALI ARRIVANO IN ALPINISMO
Siamo sul finire degli anni 70 e il vento dei cambiamenti che negli anni precedenti ha investito la società arriva anche nell’alpinismo.
CONDOR
La prime avanguardie di questo cambiamento sono dei ragazzini, quasi dei bambini. Sono i giovanissimi scalatori del Gruppo Condor, che, al seguito di Don Agostino Butturini, il loro educatore al Collegio Volta di Lecco, rivolgono per primi l’attenzione a quelle piccole pareti di fondo valle, alte magari anche solo pochi metri, che gli alpinisti e l’alpinismo con la A maiuscola non avevano mai considerato.
BALLERINI
Ma questa è appunto solo un’avvisaglia della rivoluzione imminente, che si presenta con il fisico da atleta e la grinta ribelle del giovane Marco Ballerini.
E’ lui che porta a Lecco le nuove idee che vengono da luoghi come le Gole del Verdon, in Francia, dove l’arrampicata si sta evolvendo e reinventando.
SALIRE SOLO CON MANI E PIEDI
E’ lui che sovverte tutte le regole, calandosi dall’alto e bucando la roccia per piantare dei chiodi nei punti dove questa è più compatta, per potersi proteggere e poi salire dal basso, usando solo mani e piedi per progredire sugli appigli.
L’obiettivo non è più arrivare a una vetta e neppure semplicemente salire. L’obiettivo è farlo in questo stile “pulito” e andare alla ricerca di passaggi sempre più difficili. Questo è lo spirito e queste sono le regole di quella che oggi viene chiamata arrampicata sportiva.
ALIPPI E LA DIFFICOLTA’ - RONCHI FORMENTI E IL GIARDINO DI ROCCIA
Sulla strada tracciata da Marco si muovono negli anni ottanta tanti altri giovani. Alcuni di loro come Stefano Alippi, porteranno la ricerca della difficoltà a livelli sempre più elevati, altri come, Alessandro Ronchi e Delfino Formenti, si dedicheranno a un opera instancabile di chiodatura di migliaia di nuove vie e nuove falesie, dando forma a quello straordinario “giardino di roccia” che è oggi il comprensorio lecchese.
LECCO CENTRO INTERNAZIONALE DI ARRAMPICATA
La vastità e la qualità degli itinerari disponibili, la bellezza dell’ambiente naturale e dei paesaggi, nonché la storia e la tradizione alpinistica del nostro territorio sono le motivazioni che dagli anni 80 a oggi hanno reso il comprensorio lecchese uno dei più importanti centri italiani di arrampicata sportiva, meta, ad ogni fine settimana di migliaia di appassionati.
PROGETTO FALESIE
Non è un caso che proprio qui sia nato il Progetto di Manutenzione Straordinaria delle Falesie, promosso da Regione Lombardia Assessorato allo Sport ed alle Politiche Giovanili, con la partecipazione della Comunità Montana Lario Orientale Valle San Martino e Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino e Riviera, quali soggetti attuatori degli interventi, del Collegio Regionale Guide Alpine Lombardia e del Comune di Lecco, Provincia di Lecco e Camera di Commercio di Lecco.
L’ENTE SI PRENDE CURA DEL PATRIMONIO
Il progetto rappresenta uno dei primi esempi in Lombardia di progetto col quale l’ente pubblico riconosce il valore del terreno naturale dell’arrampicata come patrimonio culturale e turistico e sportivo e di esso si prende cura con un imponente attività di ripristino, miglioria delle strutture già esistenti.
Nei mesi scorsi è stata portata a termine una prima operazione di mnutenzione straordinaria che ha coinvolto nove falesie (alcune di queste tra le più note e frequentate del territorio) e ha visto la riattrezzatura di circa 700 la sistemazione dei sentieri di accesso, lo sfalcio della vegetazione, il disgaggio delle rocce pericolanti.
Il tutto in un rapporto di stretta interazione con i chiodatori che quelle falesie le avevano realizzate.

Introduzione film
Dopo tutte queste parole è tempo di passare all’azione e di lasciarci coinvolgere nel mondo verticale di cui tanto abbiamo parlato.
Diamo dunque spazio al film “Lecco Vertical – le rocce sopra i tetti” che, attraverso le splendide immagini girate dal regista Klaus dell’Orto, le interviste ai protagonisti e il soggetto scritto da Pietro Corti, racconta l’evoluzione dell’arrampicata sportiva nel nostro territorio e vuole essere un omaggio alla bellezza di questo “giardino di roccia” e a tutti coloro che, con passione e generosità, hanno contributo a dargli forma.