sabato 6 agosto 2011

Sì, scalare, evitando le fessure più dure...

La Casa degli specchi: la placca chiama...
indovinate chi è il pirla che risponde?
Ormai capita anche questo.
Capita che è talmente tanto tempo che uno non se ne va in giro per più giorni a scalare, che, nei quarantacinque minuti che ha a disposizione per buttare in macchina tutto il necessario per il week-end in Valle dell'Orco, non gli passa nemmeno per l'anticamera del cervello che per dormire fuori ci potrebbe volere anche una tenda...

Oppure ha ragione il Giova: ero talmente rallato all'idea di farmi una ronfata sotto le stelle che la dimenticanza è stata tutt'altro che tale. Peccato che a separare me dall'algida notte c'era un sacco a pelo da confort -30, mentre il povero Giova dormiva (o almeno ci tentava) in un sacchetto modello Kuky Gelo, che l'ultima piuma l'aveva persa nella primavera del 2003...

La ralla per tutti e due non si è però rattrappita col gelo notturno e la mattina di sabato ci ha visto sfrecciare su e giù per la valle alla ricerca del primo bar aperto (possibile che fino alle 7.30 gli orchini se la dormano della grossa, senza pensare ai bisogni primari dei poveri alpinisti?).

Il mirino è stato puntato un po' per caso un po' per intuito e reminescenze di secoli or sono sulla torre Aimonin, oggi uno dei pochi luoghi in valle dove lo spit abbonda ed è più o meno tollerato. Merito (?) dell'onnipresente Motto che qui si è scatenato tirando su dritte lungo le placche diverse linee moderne, alcune davvero belle!

Noi, che siamo post moderni e gggggiovani alla moda, siamo finiti su una via classica degli anni ottanta (azzz, che paradosso!), insomma una via trad, come dicono quelli veri. Il nome è La Casa degli Specchi, gli apritori (mi pare) il solito Oviglia e il solito Caneparo, i tiri le solite ringhierate nei denti. A cominciare dal primo, non male come riscaldamento sia per la testa che per le braccine! Per finire con l'ultima fessura ad incastro di dita, troppo bella e troppo dura per non piazzarci almeno un doveroso volo con sbottonamento di friend... Grande Giova! Per fortuna che sotto c'era il mio nut Wild Country n° 5 che invece è un tipo riservato, che non si sbottona mai...

L'evento è stato naturalmente celebrato con adeguate libagioni e contorni alcoolici seguiti da un patetico tentativo di salita della fessura Kosterliz... anzi diversi patetici tentativi... Patetica è stata anche la mia performance del giorno successivo, quando, dopo aver trascinato il Giova fin sotto al Diedro Nancez, son partito da secondo dimenticando a terra lo zaino con le riserve idriche della giornata. No problem: il tiro successivo era abbastanza slozzo e melmoso da farci tornare a terra.

Visto un tiro del Caporal li hai visti tutti, quindi marcia indietro, e via verso il Cubo a fare il 5c+ + duro del mondo e a incrodarmi di nuovo su Bianca Parete... dimenticando che (mi pare fosse il paleozoico superiore) su quella fessuraccia mi ero già trovato ad implorare il Dio Cam (non è una bestemmia, è una divinità che gode di notevole venerazione fra i climber) perché facesse crescere di qualche misura i miei piccoli (troppo piccoli) amici...