Penso possa essere una traccia utile per chi viene a scalare fra le falesie lecchesi e volesse saperne un po' di più sulle origini e la storia di questo "giardino di roccia".
CAPITOLO
DI UNA STORIA SPECIALE
Quella
che vi racconteremo
questa sera è una storia molto speciale. Anzi è un capitolo, uno
dei più recenti e affascinanti di una storia speciale, forse unica
in Italia se non addirittura in Europa.
È
la storia di una città divenuta una capitale dell’alpinismo, pur
non essendo una città di montagna.
Lecco
non è Cortina d’Ampezzo, non è Courmayeur.
MANCHESTER
D’ITALIA
Se
proprio la si dovesse paragonare a un altra città la si potrebbe
accostare a Manchester.
Per
gran pare del 900 l’hanno chiamata proprio così: la Manchester
d’Italia, perché economia era legata alle fabbriche e alla
lavorazione del ferro.
Eppure
montagne non sono lontane da questa città.
NATO
IN SALITA E ROCCE SUI TETTI
Chi
nasce qui, come scriveva Carlo Mauri, uno dei rappresentanti più
illustri della tradizione alpinistica lecchese, chi nasce qui, nasce
in salita.
“Le
rocce sui tetti”, il titolo del film che stiamo per vedere, dice
già tutto.
Lo
sappiamo bene: allontanandosi dal lago il terreno diventa sempre più
ripido e, appena finisce la città, cominciano le pareti di roccia.
CONFIDENZA
CON LE ROCCE
I
lecchesi con queste pareti hanno sempre avuto una confidenza
speciale, insolita per dei cittadini. Per diverse generazioni queste
rocce sono state una risorsa che consentiva di integrare il salario
della fabbrica. Ci si andava fin da piccoli per sfalciare il fieno
magro o per cercare i nidi del passero solitario, un uccellino un
tempo molto ricercato per le sue qualità canore, e ben pagato,
facendo così l’abitudine all’altezza e imparando a muoversi in
equilibrio precario.
SULLE
ORCCE COME OPERAI
Quando
poi le rocce hanno cominciato ad affrontarle come alpinisti, i
Lecchesi ci sono andati con il fisico forgiato dal duro lavoro della
fabbrica, con la competenza di chi sa costruire gli strumenti di cui
ha bisogno lavorando il ferro per forgiare attrezzi e chiodi adatti
alle più diverse situazioni, e con l’intelligenza pragmatica di
chi, anche quando si dedica alle proprie passioni e ai propri sogni,
è abituato a ragionare in termini di problemi da risolvere e di
soluzioni pratiche per venirne a capo nel modo migliore possibile.
DA
QUI ALLE GRANDI MONTAGNE
Ecco,
tutto è cominciato da qui da questo contesto sociale ed economico,
da queste rocce sopra i tetti e poi è proseguito sulle montagne più
belle e più difficili di tutto il mondo.
ALTRA
FACCIA: MONTAGNE E VICINANZA ALLE CITTA’
Però
la storia raccontata così non è tutta la storia. La storia
dell’alpinismo lecchese non appartiene solo ai lecchesi, perché
essa è anche storia dell’alpinismo sulle montagne lecchesi.
Queste
montagne, questi paracarri di roccia, come a volte vengono
scherzosamente chiamati, non hanno la grandiosità del Monte Bianco o
l’immensità delle pareti dolomitiche, ma hanno la vicinanza, la
vicinanza non solo a Lecco, ma anche agli altri grandi centri urbani
della pianura.
IL
TURISMO POPOLARE
Cosa
che ne ha fatto, fin dalla fine dell’800, una meta turistica
straordinariamente frequentata.
Il
turismo montano, il turismo outdoor, in senso moderno e popolare,
probabilmente è nato proprio qui. Con l’avvento della civiltà
industriale le classi popolari, che affrontavano le condizioni di
vita durissime della fabbrica, ma che, forse per la prima volta nella
storia, avevano a disposizione
del tempo libero, trovavano fra queste montagne un luogo di svago e
ricreazione a portata
di mano e di portafogli.
Insomma
che la classe operaia potesse andare in paradiso era un’ipotesi, ma
che andasse in Grigna era ed è una certezza.
LUOGO
DI INCONTRO E CONFRONTO DEGLI ALPINISTI
Ovviamente
quello che valeva per gli escursionisti in generale, valeva anche per
gli scalatori: se si guarda alla storia alpinistica delle montagne
lecchesi ci si accorge che qui si sono sempre incontrati e
confrontati gruppi e personaggi provenienti dai luoghi più diversi
della Lombardia e oltre, molti dei quali hanno
fatto la storia dell’alpinismo italiano e internazionale.
LA
CULTURA DELL’ALPINISMO LECCHESE E’ FATTA DI TUTTO CIO’
Ecco,
la tradizione, anzi la cultura dell’alpinismo che appartiene
all’identità
lecchese è fatta di tutte queste cose.
Presentazione
Osservatorio, ModiSCA e Villa Gerosa
LUOGHI
PER CONSERVARE E PROMUOVERE L’ALPINISMO
E’
importante dire che in questi ultimi anni, proprio grazie all’impegno
degli enti locali come il Comune di Lecco e la Comunità Montana
Lario Orientale Valle San Martino e Regione Lombardia sono stati
creati luoghi dedicati alla conservazione e alla promozione di questa
cultura.
OSSERVATORIO
Uno
di questi si trova proprio a poca distanza da noi, nel Palazzo delle
Paure, ed è Osservatorio Alpinistico Lecchese, un percorso di visita
che, attraverso diversi strumenti e postazioni multimediali,
introduce alla storia e alla tradizione dell’alpinismo lecchese e
ne mette in evidenza proprio lo stretto rapporto con il contesto
economico, culturale e paesaggistico del territorio.
VILLA
GEROSA
L’altro
è la Casa Museo di Villa Gerosa, nel Parco del Valentino ai Piani
dei Resinelli, ai piedi della Grignetta, uno dei luoghi più
simbolici di questa storia. Il percorso di visita di Villa Gerosa in
qualche modo si interfaccia e integra i contenuti dell’Osservatorio,
perché accanto alla sala dedicata all’alpinismo si sofferma sugli
aspetti dell’ambiente, della storia umana, della fauna e della
flora, offrendo ai turisti delle nostre montagne stimoli e strumenti
per comprendere e apprezzare ancor di più i lughi che stanno
visitando.
MODISCA
Strumento
indispensabile per la realizzazione di queste due strutture è stato
il progetto ModiSCA, ideato da Daniele Chiappa, uno degli esponenti
di spicco dell’alpinismo lecchese, e portato avanti dalla Comunità
Montagna Lario Orientale e Valle San Martino.
Si
tratta di una straordinaria raccolta di fotografici e filmati, messi
a disposizione dagli stessi alpinisti e dalle associazioni di
montagna del territorio, per essere catalogati e digitalizzati.
Sono
circa 5000 immagini fotografiche, 30 filmati storici e migliaia di
scansioni da libri e riviste.
MODISCA
SU SITO OSSERVATORIO
Un
patrimonio immenso che, grazie alla sinergia fra Comune di Lecco e
Comunità Montana, verrà progressivamente caricato sul sito
dell’Osservatorio Alpinistico Lecchese per essere facilmente
consultabile da ricercatori e appassionati.
Presentazione
progetto falesie
Tornando
a questo punto alla nostra storia facciamo un po’ un balzo in
avanti nel tempo per arrivare finalmente al capitolo cui è dedicato
il film che stiamo per vedere.
CAMBIAMENTI
SOCIALI ARRIVANO IN ALPINISMO
Siamo
sul finire degli anni 70 e il vento dei cambiamenti che negli anni
precedenti ha investito la società arriva anche nell’alpinismo.
CONDOR
La
prime avanguardie di questo cambiamento sono dei ragazzini, quasi dei
bambini. Sono i giovanissimi scalatori del Gruppo Condor, che, al
seguito di Don Agostino Butturini, il loro educatore al Collegio
Volta di Lecco, rivolgono per primi l’attenzione a quelle piccole
pareti di fondo valle, alte magari anche solo pochi metri, che gli
alpinisti e l’alpinismo con la A maiuscola non avevano mai
considerato.
BALLERINI
Ma
questa è appunto solo un’avvisaglia della rivoluzione imminente,
che si presenta con il fisico da atleta e la grinta ribelle del
giovane Marco Ballerini.
E’
lui che porta a Lecco le nuove idee che vengono da luoghi come le
Gole del Verdon, in Francia, dove l’arrampicata si sta evolvendo e
reinventando.
SALIRE
SOLO CON MANI E PIEDI
E’
lui che sovverte tutte le regole, calandosi dall’alto e bucando la
roccia per piantare dei chiodi nei punti dove questa è più
compatta, per potersi proteggere e poi salire dal basso, usando solo
mani e piedi per progredire sugli appigli.
L’obiettivo
non è più arrivare a una vetta e neppure semplicemente salire.
L’obiettivo è farlo in questo stile “pulito” e andare alla
ricerca di passaggi sempre più difficili. Questo è lo spirito e
queste sono le regole di quella che oggi viene chiamata arrampicata
sportiva.
ALIPPI
E LA DIFFICOLTA’ - RONCHI FORMENTI E IL GIARDINO DI ROCCIA
Sulla
strada tracciata da Marco si muovono negli anni ottanta tanti altri
giovani. Alcuni di loro come Stefano Alippi, porteranno la ricerca
della difficoltà a livelli sempre più elevati, altri come,
Alessandro Ronchi e Delfino Formenti, si dedicheranno a un opera
instancabile di chiodatura di migliaia di nuove vie e nuove falesie,
dando forma a quello straordinario “giardino di roccia” che è
oggi il comprensorio lecchese.
LECCO
CENTRO INTERNAZIONALE DI ARRAMPICATA
La
vastità e la qualità degli itinerari disponibili, la bellezza
dell’ambiente naturale e dei paesaggi, nonché la storia e la
tradizione alpinistica del nostro territorio sono le motivazioni che
dagli anni 80 a oggi hanno reso il comprensorio lecchese uno dei più
importanti centri italiani di arrampicata sportiva, meta, ad ogni
fine settimana di migliaia di appassionati.
PROGETTO
FALESIE
Non
è un caso che proprio qui sia nato il Progetto di Manutenzione
Straordinaria delle Falesie,
promosso da Regione Lombardia Assessorato allo Sport ed alle
Politiche Giovanili, con la partecipazione della Comunità Montana
Lario Orientale Valle San Martino e Comunità Montana Valsassina
Valvarrone Val d’Esino e Riviera, quali soggetti attuatori degli
interventi, del Collegio Regionale Guide Alpine Lombardia e del
Comune di Lecco, Provincia di Lecco e Camera di Commercio di Lecco.
L’ENTE
SI PRENDE CURA DEL PATRIMONIO
Il
progetto rappresenta uno dei primi esempi in Lombardia di progetto
col quale l’ente pubblico riconosce il valore del terreno naturale
dell’arrampicata come patrimonio culturale e turistico e sportivo e
di esso
si prende cura con
un imponente attività di ripristino, miglioria delle strutture già
esistenti.
Nei
mesi scorsi è stata portata a termine una prima operazione di
mnutenzione straordinaria che ha coinvolto nove falesie (alcune di
queste tra le più note e frequentate del territorio) e ha visto la
riattrezzatura di circa 700 la sistemazione dei sentieri di accesso,
lo sfalcio della vegetazione, il disgaggio delle rocce pericolanti.
Il
tutto in un rapporto di stretta interazione con i chiodatori che
quelle falesie le avevano realizzate.
Introduzione
film
Dopo
tutte queste parole è tempo di passare all’azione e di lasciarci
coinvolgere nel mondo verticale di cui tanto abbiamo parlato.
Diamo
dunque spazio al film “Lecco Vertical – le rocce sopra i tetti”
che, attraverso le splendide immagini girate dal regista Klaus
dell’Orto, le interviste ai protagonisti e il soggetto scritto da
Pietro Corti, racconta l’evoluzione dell’arrampicata sportiva nel
nostro territorio e vuole essere un omaggio alla bellezza di questo
“giardino di roccia” e a tutti coloro che, con passione e
generosità, hanno contributo a dargli forma.