martedì 6 gennaio 2009

Viaggio nel paese delle candele


Ricordo un vecchio articolo di ALP dedicato alle cascate di Kandersteg. Si intitolava "Il paese delle candele" e dalle foto sembrava che dalle pareti del paesino della Svizzera centrale non scendessero altro che vertiginosi e precari free standing.

Credo di aver passato più di qualche decina di serate a sfogliare, leggere e rileggere le relazioni e il racconto di questo Eldorado riservato solo a pochi eletti ghiacciatori d'alto livello.

E' anche merito di queste letture se quattro notti fa, prima di partire per la tanto attesa tre giorni di cascate assieme al Pota, ero tanto emozionato da faticare a prender sonno, come accadeva tanti anni fa, alla vigilia delle mie prime uscite in montagna.

Certo in nessun luogo al mondo le cascate saranno mai tanto belle e difficili come nei miei sogni di giovane ice -climber, ma anche la Kandersteg reale non scherza!
Attorno alla bella conca dove il paese è adagiato piombano a picco falesie come pareti dolomitiche. Muri da 200, 300 metri e oltre, solcati da centinaia di flussi fra i più verticali ed estetici che abbia mai visto. Non tutti sono free standing, ma le colonne mirabolanti non mancano di certo. Ne vedi anche due o tre nella stessa falesia: colonne da 20, 30 metri perfettamente staccate dalla roccia, mirabolanti capolabori di equilibrio statico, sfide estreme (idiote?) che annullano l'orgoglio per ogni altra realizzazione che tu possa fare sul ghiaccio. Davvero, dopo questa visita al "Paese delle candele" sarà trovare in italia luochi e vie altrettanto affascinanti.

Anche sulla difficoltà un poco della leggenda che aleggia attorno a questo posto è giustificata. Credo che in tutto il comprensorio sia davvero difficile trovare vie al di sotto del 4+ e i climber che si aggirano nel luogo sono tutt'altro che improvvisati.

Nella specie di rifugetto dove abbiamo dormito, alla partenza della cabinovia, a una quindicina di minuti dalle falesie più accessibili, abbiamo fatot conoscenza con un gruppo di locals, gente assolutamente sconosciuta, ma che mentre noi arrancavamo sui quinti classici, si lanciava nella ripetizione delle nuove super vie di misto tipo Flying Circus sulla parete del Breitwangfluh, dove passa anche la mitica Crack Baby, via simbolo di Kandersteg: 350 metri di sesto aperti da Xavier Bongard.

Che dire dei nostri realizzi? Il primo giorno abbiamo salito Rattenpissoir sull'Oeschinenwald, divertente e freddissima linea con un tiro verticale che è servito per risvegliare il nostro sopito istinto ghiacciatorio.

Il giorno successivo abbiamo puntato su Blue Magick, altra super classica dell'Oeschinenwald, davvero rappresentativa del Kanderstegstyle: una linea logica ed estetica di 5/6 tiri, sempre impegnativi, con una bella prima lunghezza verticale e una terza tutta movimento e ricerca dell'itinerario, con tratti strapiombanti e ghiaccio lavoratissimo: il paradiso degli agganci!

La terza giornata l'abbiamo dedicata "all'esplorazione" visitando una valletta a qualche decina di chilometri da Kandersteg, dove si trova un bell'anfiteatro con varie linee di ghiaccio e un po di tiri di misto moderno attrezzati a spit.

Siamo tornati a casa con tanta voglia di scalare, tante nuove idee e sogni per i quali fare ancora fatica a prende sonno.



Ecco le foto

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